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Un nome che risorge 59

l’amica, allora Mazzini ne chiedeva ansiosamente alla madre e questa gli ricopiava le lettere ricevute. Calmato ma non pago egli risponde:

«... ditele, sia presto sia tardi, ch’io l’amo; l’amo più assai ch’ella non creda e ch’io possa dirle e sono certo d’amarla fino all’ultimo giorno dacché, non solo non ho diminuito il mio affetto, ma l’ho ritemprato e infiammato quando pure cessai di sperare per la mia vita individuale; gli uomini, generalmente, non durano in un affetto quando non ne sperano più gioie; se durano amano davvero! Diteglielo».

Lettere di vero amore, ardenti e delicate, quelle di Mazzini a Giuditta: «Io ti benedico non una, ma mille volte; o angelo di consolazione, tu sei la mia vita; il resto non è che dolore e tristezza», così scrive il baldo giovane alla donna che ha sì biondi capelli e bruni occhi incantatori; mia quando, vecchi entrambi, ella agonizza lontana, le scrive ancora non aver mai cessato un momento di pensare a lei.

L’amor di patria che tanto aveva contribuito a unire indissolubilmente queste due nobili creature fu pure la cagione d’ogni loro amarezza per le continue persecuzioni e i bandi in una esistenza agitata, piena di sorprese e di pericoli. La Sidoli soffriva anche per la lontananza dei figli e tale sofferenza, accettata nei primi tempi come momentanea, aumentando vieppiù i figli crescevano in età, ella si adoperava