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Nella mattina dell’Epifania la trovarono distesa sul letto, vestita, col suo fazzoletto giallo intorno al capo e la fisionomia calma. Era agghiacciata. Il dottor Tavecchia dichiarò che una sincope aveva determinata la morte, ma già la povera donna soffriva mal di cuore.
Al trasporto era accorso tutto il paese, anche coloro che non avevano mai vista la Calliope e la conoscevano soltanto di nome.
Siccome non c’erano parenti per regolare la cerimonia, nasceva un po’ di confusione. Tutti entravano ed uscivano a piacer loro.
— Vieni anche tu, mamma — disse Teresina.
La signora Soave non usciva mai di casa; il solo pensiero di doversi levare dalle spalle lo sciallino cenere, la spaventava; e poi soffriva mille incomodi; la folla le faceva venire il mal di capo, le emozioni l’abbattevano; temeva anche le vertigini.
Teresina attraversò la strada colla sua fida amica, la pretora.
— Andiamo a vedere la camera?
— Ma si può?
— Vedi bene che entrano anche gli altri.
Si parlottava a bassa voce. Quanti anni aveva la morta? Cinquanta, sessanta, quarantacinque. Aveva fatto testamento? Sì, no. Lasciava ai poveri? No, alle orfane? No, alle ragazze da marito? Nemmeno, tutto il suo avere realizzato, lo si doveva mandare in Francia a un indirizzo che il notaio solo conosceva.
La vecchia storia tornò a galla. Il dottor Tavecchia ripeté che la Calliope, a vent’anni, era bella come una dea. Si bisbigliò il nome della contessa che l’aveva allevata qual figlia, si disse che era sua figlia davvero. L’ufficiale francese, nessuno lo aveva conosciuto, ma parlarono di lui a lungo, colla curiosità simpatica che destano le storie d’amore, quando il tempo ne ha velate tutte le gelosie e tutte le invidie.
Il letto della morta, vuoto, coperto da un lenzuolo, prospettava la finestra; la testiera, appoggiata al muro, era sormontata da un quadro sacro, pittura piú antica che bella; e sotto, in una cornicina di legno nero, tre fiori di campo, legati insieme, giacevano come una reliquia.
— Avrei creduto questa casa piú piccola. Che stanze ampie!
La pretora sollevava il capo a guardare il soffitto; Teresina guardava invece i tre fiorellini smunti.