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76 Una giovinezza del secolo XIX

con lei un’aria di famiglia, più che una vera somiglianza. Anche moralmente partecipavano entrambe delle mancanze, che un secolo fa distinguevano le zitellone di provincia vissute lontane dal mondo; ma tanto la maggiore sorella era schietta, aggressiva, impetuosa, di questa non si udiva mai la voce. Parlava poco e piano, camminava con passo vellutato. Non era nemica dello specchio e quando si coricava alla sera, aveva un modo tutto suo di accomodare i capelli sotto la cuffia che, senza nessun altro artificio, le rimanevano ondulati sulle tempie. La zia Margherita era intelligente e tanto appassionata per la lettura da leggere persino i foglietti dispersi che ravvolgevano le droghe o i bottoni. A’ suoi tempi Casalmaggiore non aveva scuole. Un maestro, dal nome melodrammatico di Zefirino, aveva insegnato in casa a leggere, scrivere e far dei conti. La zia Nina pur partecipando a questi studi limitati non aveva imparato nulla. Come però conosceva l’arte di aggiustarsi i capelli, era sua anche quella di saper tacere quando l’argomento si mostrava al di sopra della sua intelligenza. Prendeva allora quell’attitudine di statua che la faceva sembrare così attenta alla lettura del suo libro di preghiere, anche se talora fosse per avventura capovolto.