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86 Una giovinezza del secolo XIX

tristezza del suo destino in opposizione ai sogni di un’esistenza più ampia, più ricca di bellezza, forse di gloria, rappresentata a’ suoi occhi dal contatto di una grande città. La verità è che io vivevo a Milano nello stesso modo di tanti canarini in gabbia e di tanti cani colla museruola.


Le mie zie erano con noi da pochi mesi e gravava ancora sulla casa il lutto di colei che ne era partita per sempre, quando un avvenimento che nessuno aveva previsto venne a peggiorare la nostra condizione in un modo che io allora non potevo valutare ma le di cui conseguenze provai dolorosamente in seguito. A me direttamente non fu comunicato nulla, ma nelle poche ore che la scuola mi lasciava passare in famiglia notavo un silenzio più profondo, una preoccupazione generale, rotta dagli scatti della zia Margherita più vibranti del solito e quella sua terribile ironia rivolta con allusioni, che mi trapassavano il cuore, sulle persone, che dopo mio padre, amavo più di tutte al mondo, i miei cari parenti di Caravaggio. Un giorno, per un nonnulla, colla solita sproporzione fra la sua collera e la causa che l’aveva prodotta, volle umiliarmi pronunciando contro mio nonno una parola ingiuriosa, che nella sua intenzione do-