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da questi sogni. Un servo gli annunciò che il dottor Alessio chiedeva di parlargli.
La sorpresa fu grande; Luigi vi era così poco preparato che tremò dalla testa ai piedi. Fece per correre all’uscio, ma le forze gli mancarono, e tese le braccia palpeggiando il muro.
Il giovane medico si mostrò sulla soglia. Era vestito diversamente dal solito e portava ad armacollo una piccola borsa da viaggio.
Luigi, soffuse le guance di un livido pallore, aspettò che egli parlasse per il primo.
Alessio vide quel turbamento — forse lo comprese — e semplicemente, come si addice alla manifestazione di un sentimento vero, si accostò all’amico stendendogli la mano.
Luigi non si mosse.
— Ascoltami — disse Alessio con calma — quando mi avrai ascoltato, son sicuro, la tua mano verrà spontanea a cercare la mia. Credi che io abbia dimenticato i giuramenti d’amicizia che ci scambiammo in quegli anni di fede e di entusiasmo, allorchè tanto bella e tanto facile ci arrideva la vita? Te ne ricordi? Noi ci imponemmo la sacra promessa di essere uno per l’altro fratelli...
Un amaro sorriso contrasse le labbra di Luigi.
— Quale fratello io vengo a te — proseguì il giovine con voce lievemente alterata — vengo a darti