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potenza e, per dire l'essenziale, con un nuovo aum&nto nella bea-
titudine dell'amore. Io credo che colui che ha indovinato qualcosa
delle condizioni inferiori di o^i potenziamento nell'amore, capirà
le parole che Dante scrisse sulla porta del suo inferno :
fecemi... il primo amore.
609.
Il terribile fa parte della grandezza, checché si dica in con-
trario.
610.
I bellicosi e i pacifici. — Sei tu un uomo che
porti in te gl'istinti del giuerriero? Se è cosi, rimane ancora una se-
conda domanda: Sei, per istinto, un guerriero che attacca o un
guerriero che si difende? Il rimanente degli uomini, tutto ciò che
non è bellicoso per istinto, vuole la pace, la concordia, la « li-
bertà », .i « dii'itti uguali » — questi sono solo nomi e gradi i)er una
cosa sola. Andar là dove non c'è bisogno di difendersi — questi
uomini diventano malcontenti di se stessi, se sono obbliga.ti a re-
sistere : vogliono creare delle condizioni in cui non ci sia più la
guerra. Nel peggior caso sottoitiettersi, ubbidire, subordinarsi, tutto
è da pi-eferirsi al fare la guorra, cosi per esempio, suggerisce l'i-
stinto al cristiano. — Nei guerrieri nati c'è qualcosa come un ar-
mamento nel carattere, nella scelta delle condizioni, nella forma-
zione d'ogni qualità : !'« arma » è meglio sviluppata neL primo tipo,
la difesa, nd secondo. Quali aiuti e quali virtù abbisognano a quelli
che sono disarmati e a quelli che sono senza difesa, per poter
vincere.
' 611.
Che cosa accade dell'uomo che non ha più nessuna ragione per
difendersi e per attaccare? Che rimane dei suoi affetti, quando egli
smarrisce quelli in cui egli ha la sua difesa e la sua arma?
612.
Bisogna imparar dalle guerre: 1) a portar la morte in pros-
simità di quegli interessi per i quali si lotta — questo ci rende
rispettabili; 2) bisogna imparare a sacrificare molte persone
e considerar la propria causa tanto importante, da non rispar-
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