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del fantastico in letteratura 9

agire sulla vita positiva che mediante impressioni severe. La fantasia puramente poetica si rivestì al contrario di tutte le grazie dell’immaginazione; perocchè essa non ebbe altro oggetto che di rappresentare sotto una luce iperbolica tutte le seduzioni del mondo positivo. Madre dei genii e delle fate, seppe ella stessa prestar alle fate gli attributi della loro potenza e i miracoli della loro bacchetta. Sotto il suo prisma prodigioso la terra non sembrò aprirsi che per iscoprire dei rubini dai riflessi ondeggianti, dei zaffiri più puri dell’azzurro del cielo: il mare non gettò sulla terra che corallo, ambra, perle; tutti i fiori divennero rose nel giardino di Sadi, tutte le vergini delle Uri nel paradiso di Maometto. È così che nacquero nei paesi più favoriti dalla natura, que’ racconti orientali, risplendente galleria de’ prodigi più rari della creazione e dei sogni più deliziosi del pensiero, tesoro inesauribile di gioielli e di profumi che affascina i sensi e divinizza la vita. L’uomo che ancor cerca invano un compenso passaggero alla noia amara della sua realtà non ha probabilmente letto per anco le Mille ed una notti.

Dall’India, questa Musa capricciosa, dalla ridente acconciatura, dai veli imbalsamati, dai canti magici, dalle abbaglianti apparizioni, fermò il suo primo volo sulla Grecia nascente. La prima età della poesia finiva colle sue invenzioni mistiche. Il cielo mitologico era popolato da Orfeo, da Lino, da Esiodo. L’Iliade aveva completato questa catena meravigliosa del mondo sublime rattaccando al suo ultimo anello gli eroi e i semidei in una storia fino allora senza modelli, nella quale l’Olimpo comunicava per la prima volta colla terra mediante sentimenti, passioni, alleanze e battaglie. L’Odissea, seconda parte di questa grande bilogia poetica, e non mi occorrono molto prove per crederla concepita dal genio senza rivale che aveva concepito la prima, ci mostrò l'uomo in relazione col mondo immaginario e il mondo positivo nei viaggi avventurosi e fantastici di Ulisse. Là tutto risente del sistema inventivo degli Orientali; tutto manifesta l’esuberanza di quel principio creatore che aveva prodotto le teogonie e che spargeva abbondantemente il superfluo della sua poligenesi feconda sul vasto campo della poesia, come l’abile scultore che, dai resti d’argilla con cui ha formata la statua di un Giove o d’un Apollo, si diverte a plasmare sotto le dita le forme bizzarre ma ingenue e caratteristiche del grottesco, e che improvvisa sotto i tratti deformi di Polifemo la caricatura classica di Ercole, Qual prosopopea più naturale e insieme più ardita della storia di Cariddi e Scilla?

Non è così che gli antichi navigatori hanno dovuto rappresentarsi questi due mostri del mare e lo spaven-