Pagina:Notizie biografiche di S. Eminenza Reverendissima il cardinale Giuseppe Morozzo (Avogadro di Valdengo).djvu/17

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Maggiore, e il ritiro dei Poveri, per fondazione del cav. Depagave apertosi in Novara nel 1835. I poveri hanno in lui perduto un padre amoroso, un protettore munificentissimo. Ah! pur troppo si è in perpetuo irrigidita quella mano così pronta nello scoprir le miserie de’ suoi simili, così larga nel beneficare, così accorta nell’occultare il beneficio, come nel sottrarsi alla gratitudine dei beneficati. Fu così frequente, e così pronto ad ogni opera buona, come celato nel farla.

Dir quante lagrime abbia asciugato, quanti dolori alleggerito, quanti pii istituti soccorso lo potrebbe dire sol Dio, che ha scritte quelle opere sul libro della vita, e che ora gliene rende mercede.

Oh carità dell’umana famiglia! l’alta Provvidenza, della quale tu se’ ancella, ti comparte eziandio quaggiù cara e degna mercede, la venerazione e la riconoscenza delle genti.

Nè vili furono in esso i doni del cuore al paragone di que’ dell’ingegno. Ebbe scelti amici, e questi mantenne a se per tutta la vita. Fra gl’illustri Porporati del suo tempo i Cardinali Ercolani, Severoli, Della Somaglia, Degregorio, Guerrieri, Brancadoro, Sala, non che parecchi altri di sua amicizia ebbero vanto. Di particolar benevoglienza lo onorarono i Sommi Pontefici.

Pietoso, benefico, schietto, della nobiltà del sangue, e del grado sol ricordevole per accendersi ad opere alte, e magnanime, non ottenne manco riverenza, ed amore con la purezza e carità dei costumi, che ammirazione con la vastità della mente. Contrario egualmente al compartire, che al ricever lusinghe, trattò con osservanza i più alti dello Stato, con dignità i minori.

Fra le prerogative di questo nobile ingegno spiccò massimamente quella di conoscere accuratamente gli uomini, apprezzarne le qualità d’intelletto e di cuore, e tenersi sempre a fianco ottimi cooperatori nel santo ministero.

Vegghiante, operosissimo in tutto, a tutto parea voler egli con l’ardore dell’animo estendersi, nè mai tollerò, finchè potè, che altri, o supplisse per lui al lavoro, o ne aspettasse gli effetti.

Che se dalle qualità pubbliche faremo passaggio alle private, dove si troverà chi lo pareggiasse? Chi scordò più suo grado, quando si trattava d’indur fidanza, e sicurtà ne’ minori? Chi più lo reputò alto, e solenne quando era da pareggiarlo al bisogno? Nessuno più