Pagina:Notizie biografiche di S. Eminenza Reverendissima il cardinale Giuseppe Morozzo (Avogadro di Valdengo).djvu/9

Da Wikisource.
 
( 7 )
 

conclave a Venezia, per eleggere un successore al defunto Vicario di Cristo.

Non curando i pericoli che un’inquieta politica seguitava, Monsig. Morozzo sollecito portossi in Venezia in compagnia dell’illustre Cardinale Gerdil, a cui era molto affetto, onde prestare agli Em. Padri colà radunati i consueti uffizi prelatizi.

Il nuovo Pontefice ritornava in Roma il 3 luglio 1800, e con ogni cura tentava ristabilire l’antico ordine di cose. Al servizio della S. Sede tornò pure il nostro Prelato. Tosto a lui furono affidati importanti ufficii, che sempre con raro senno, prudenza e giustizia disimpegnò. Erano le sue virtù, i suoi meriti noti alla Corte Pontificia, che tutta assai l’amava e lo stimava. Ma sovra ogni altro, per le rare sue doti, al celebre Cardinale Antonelli, già Prefetto di Propaganda, e allora segretario dei Brevi di S. S., e all’encomiato nostro Gerdil era carissimo. Doti cotanto risplenderono presto agli occhi dell’immortale Pontefice Pio VII, che distogliendolo da altre gravi occupazioni ne usò felicemente il senno in legazione importante, delicatissima presso al nuovo Re d’Etruria, Lodovico I. Borbone, e dopo la morte di lui presso la vedova Regina Maria Luisa. Addì 29 marzo 1802 fu preconizzato Arcivescovo di Tebe in partibus, e rivestito poscia della qualità di Nunzio Apostolico Legato a Latere in Toscana. A termine condusse accordi del più alto momento per la Chiesa, e con reciproca satisfazione delle parti lo suo ufficio egli ognora trattò.

Ancora più splendida nominanza della sua missione egli avrebbe al certo raccolto se la modestia sua moltissime non avesse celate delle sue gesta. Ricorda tuttavia Firenze la diplomatica sua industria, la rara lealtà di sue vie, e insieme il nobil costume con che aggentiliva per natura ogni passo, ogni azione.

Dalle sponde dell’Arno dopo qualche anno Pio VII richiamò l’Arcivescovo di Tebe in Roma. Incresceva bensì al Supremo Gerarca toglierlo a diplomatici affari, ma non vedeva chi allora meglio potesse di lui tenere l’importante carica di segretario della Congregazione de’ Vescovi e Regolari. Esaminatore poscia lo volle de’ Vescovi, consultore della S. suprema inquisizione. L’avviso fu savio e provato, poichè versatissimo esso nella teologia, nella scienza dei