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ventinove antiche piazze: e sono detti i cinque e sei. Que-

    grandi uffiziali del regno, sotto ciascuno de’ quali allogò i varii uffiziali inferiori, sparsi per tutto il territorio che gli obbediva. Il gran Contestabile custodiva la spada del Re, ed aveva il supremo coniando delle armi in campagna, ed autorità su’ Contestabili minori, cui era affidato il governo delle città, o d’alcuna parte dell’esercito. Il grande Ammiraglio esercitava il superiore officio nelle flotte, e regolava i traffichi di mare: da lui dipendevano i minori ammiragli delle province e de’ porti, e gli uffiziali marittimi. Il gran Cancelliere serbava il suggello reale; presedeva al consiglio nelle cose civili, e spediva i privilegi e gli editti sovrani. Il gran Giustiziere soprantendeva all’amministrazione della giustizia nelle cause criminali e civili per tutto il reame, le quali eran decise in ogni città da un magistrato detto baiuolo, assistito da un giudice assessore e da un notaio d’atti. Il gran Camerario, Camerlengo, ciambellano era capo di un supremo tribunal di finanze, e vegliava alla casa del Re, all’erario, ed aveva alto potere sopra tutti i tesorieri ed i questori. Il gran Protonotario prendeva cura delle scritture regie; riceveva le suppliche, rendeva legali i diplomi, sottoscriveva e dettava le nuove costituzioni. Il gran Siniscalco provvedeva la Real Casa di viveri, ed aveva ispezione de’ cavalli, delle cacce e delle foreste. Promulgò Ruggiero trentanove costituzioni, a cui Guglielmo I aggiunsene ventuna, e tre sole Guglielmo II. Napoli accettò i nuovi ordinamenti normanni, e gli usi feudali che i suoi primi dominatori avevano recato dagli avi di Normandia, e vide le sue terre partire in feudi, come le altre delle interne province, già in vari modi divise da’ Principi longobardi, e di cui ora nuovamente Ruggiero, riunendole sono la corona, aggiudicava a sè l’alto dominio. Pure ritenne in gran parte le sue consuetudini, tanto nelle forme municipali, che nell’eseguimento delle leggi; se non che per lungo disuso essendo mancati molti nomi greci e romani, appellò con nuove voci alcune sue antiche istituzioni e magistrature.
       Svevi. Se i Longobardi vennero tra noi con la divisa di conquistatori, ed i Normanni a schiera a schiera con abito di pellegrini, e poi tolsero la signoria con la forza della spada e la vittoria, non così fu degli Svevi, i quali per legittima successione nella persona

     Celano — Vol. I. 26