Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/201

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finiti tutti i cavalieri, si torna da capo. Questi han pen-

    tutto ragunato in molti anni dalla magnificenza de’ passati Re. Delle quali depradazioni narrasi che caricasse centosessanta somieri con infinito rammarico de’ Siciliani, che vedeano in colai guisa condurre via le spoglie del soggiogato reame da genti nemiche e rapaci.
       Era fanciullo al 1199 quando nel reame Federico II succedette al padre, le cui crudeltà fecero congiurar contro di lui la stessa sua moglie Costanza, alla quale stringeva il cuore la sventura in che dallo Svevo fu gettata la sua gente normanna. Prese la suprema potestà in Sicilia Innocenzo III in luogo del giovin Principe, del quale si dichiarò tutore, secondando la intenzione dell’Imperatrice, che annullò a richiesta di lui un patio di Adriano IV con Guglielmo I. Questo Pontefice, levato a sì alto grado in età di trentasette anni, sommo maestro della. ragion canonica, facondo dicitore italiano e latino, semplice e parco in quanto lui solo riguardava, prodigo nel compartir beneficenze ad altrui, dotato di alti spiriti e di maravigliosa fortezza, nella tutela esercitata a favore del real giovinetto si dimostrò terribile a’ suoi nemici. Alla morte di lui già Federico era sialo coronato anche Imperatore in Aquisgrana, nel ventesimo anno dell’età sua, e dava opera a ricomporre le cose del reame, assai mal andate per le usurpazioni de’ Baroni negli ultimi tempi de’ Re normanni; e per l’enormezze a cui erasi abbandonato il padre suo; laonde chiamava a parlamento generale i Prelati, i Patrizii e i deputati delle comunità, e dava nobilissime e provvide costituzioni in Melfi, in Capua, in Palermo e in Messina: poi prendeva a ristorar città abbattute; altre nuove dalle fondamenta ergeva nel regno; Foggia e Napoli decorava col titolo di sede regale; qui nella città nostra riordinava gli antichi studi, con imperiale splendidezza provvedendo al decoro de’ maestri e discepoli. I termini di queste carte non concedono di noverare le grandi opere di questo veramente dotto ed operoso Monarca: eguale in coraggio a’ più chiari Imperadori e Re che lo precedettero, egli li superò tutti nel sapere e nella gentilezza de’ modi; fu sì cortese, che ognuno trovava presso di lui facile accoglienza, qualunque fosse il suo stato, il suo paese o il culto che professava; non era alcuno che avesse alcun pregio e che non fosse a lui strettlo in grande amicizia: onde si circondò di gente per ogni