Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/202

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siero di convocare le assemblee quando ve n’è bisogno;

    maniera di virtù illustre, e la sua Corte fu il convegno de’ più gentili cavalieri e trovatori d’Italia, dove ne’ ragionamenti di severa filosofia o d’ingenue lettere o d’arti leggiadre, cominciò a risonar puro e carissimo quel sermone, alla cui nascita e nel cui vanto l’Alighieri disse primi i poeti siciliani. Queste maravigliose opere di Federico stettero, comechè crudelissime guerre lo premessero impetuosamente in tutti i trenta anni che gli avanzarono di vita. L’elezione de’ Prelati fu la prima cagione di sanguinosi dissidi; dipoi il mancamento di osservanza di alcuni patti, le severe domande, le fiere risposte, le erronee intelligenze e tutte le altre malaugurate congiunture posero stipa all’incendio che lungamente travagliò Roma, Germania, Napoli ed il rimanente d’Italia. Pure Federico sì protestò sempre obbediente alla Sede Romana, e trasse ancora a Gerusalemme per il mantenimento dell’acquisto di Terrasanta, a cui in questa età era rivolto efficacemente il pensiero de’ Cristiani; ed il nostro Re, entrato riverente nella chiesa di Santo Sepolcro, trovava ivi apprestata una corona che nissuno voleva imporre al suo capo, perchè scomunicata da Onorio III. Narrano gli storici che l’Imperatore prendesse di sua mano e si cingesse quella insegna reale. Appellato in Napoli dalle urgenze del reame, sconvolto da Giovanni di Brienne mandatovi da Gregorio IX, Federico accorre e combatte i nemici, nel cui numero deesi contare il figliuol suo Arrigo, che aveva fatto coronare Re di Germania. Ma quando e’ crede di riposarsi dalle fatiche, Innocenzo IV riordina ed arma quella famosa lega di Principi alemanni e repubbliche italiane che rende memorabile il secolo XIII: quindi l’assalisce con tutte le armi che la spirituale e temperai possanza gli poteano fornire. Nondimeno le vittorie de’ Siciliani e de’ Saracini, di cui il Re avea fondato due colonie nel reame, astrinsero il Papa a fuggirsi in Lione, dove chiamò a general concilio i Prelati ed i Principi di Europa. La sorte dell’Imperatore era già decisa negli arcani decreti del Cielo, e fu gridato fuori della comunione de’ Fedeli, e decaduto dal trono.
       Nell’anno 1250, morto Federigo in Ferentino, castello or disfatto in Capitanata, mentre accingevasi a nuove guerre, Corrado suo figliuolo gli succedette nel regno. Per l’assenza di lui tolse