Pagina:Notizie storiche delle maioliche di Castelli e dei pittori che le illustrarono.djvu/101

Da Wikisource.

91

opera, e che sola sopravvive alla distruzione delle cose create.

In questa dipintura è semplice e piano, e quasi volgare il concetto. Ma è sommamente da pregiare quel che di sopraumano seppe porre l’artista nel volto del Dio Creatore, e la spontanea espressione del sentimento di maraviglia, di gioia e di gratitudine, che giunse a figurare nella faccia di Adamo. Oh! e quale altro uso farà primamente questi di un cotanto dono, se non per magnificar la potenza e render grazie alla beneficenza del suo Creatore! È questo il pensiero, che è impossibile di non leggere nel volto del primo uomo, cui fu largita la parola, e che l’artista Castellano pervenne felicemente a significare nel suo lavoro.

Del qual lavoro m’è avviso, ch’io non debba pretermettere un pregio nuovo affatto pei tempi del Grue, e propriamente singolare, vo’ dire della doratura giudiziosamente usata per dar luce più splendida alle parti chiare e tocche dal sole del suo dipinto. Imperocchè quell’aurea fusione fa qui l’uffizio che propriamente le si conviene, colorando in dorate tinte quei lati soltanto degli obbietti messi nel quadro, che son tocchi dai raggi solari. Non come nelle dipinture dei primordi del medio evo, nelle quali le figure risaltavano sopra fondo dorato, rimanendone osse quasi oppresse e rabbuiate; nè come in molti lavori dell’arte ceramica forestiera, che hanno bordi e cornici e fregi in oro, sacrificando al non grato luccicar del metallo la verità, la espressione e l’effetto.