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eleganti nella lingua del Lazio, pieni di venustà e di dolcezza; come osservasi da quelli sul tumolo scolpiti di un’infelice giovinetta, eretto nella Chiesa di S. Chiara in Napoli; il quale presentasi a man sinistra, a chi entra per la piccola porta.
Fu anche autore di bellissimi versi italiani, ed ebbe il vanto, come osserva il Crescimbeni, di aver scritto il primo in Italia una Tragicommedia intitolata la Cecheria, o Dialogo dei tre ciechi; messa a stampa primamente in Venezia nel 1526, e quindi più volte in Napoli1. Questo componimento ripieno di bellezze poetiche è oggi rarissimo; onde a ragione il Boccanera mostrava non ha guari il desiderio che si tornasse a stampare, acciò meglio si conoscano i primi passi fatti dagl’Italiani nella drammatica carriera2.
Fu lodato nelle loro opere dal Sannazaro, dal Franco, dal Gravina, dal Capaccio, e dal Rota. Quest’ultimo, grato alla memoria del suo illustre maestro, gli eresse un monumento nella Chiesa di S. Chiara, con la seguente epigrafe riportata dall’Engenio nella sua Napoli Sacra, al foglio 246.
antonio. epicvro. mvsarvm. alvmno
berardinvs. rota
primis. in. annis. stvdiorvm. socio. posvit
moritvr, octvagenario. vnico. sepvlto. filio
i. nvnc. et. div. vivere. miser. cvra
mdlv.