Pagina:Novella di Dioneo e Lisetta.djvu/32

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egli infino al vivo traffitto, che voltato l’ardentissimo amore ch’egli a Lisetta portava in mortalissimo odio, deliberò, che che avvenire se ne potesse, di farne vendetta. Perchè dopo molto e lungamente l’avere pensato come acconciamente ciò fare potesse, un modo gli piacque col quale egli sperava ad un colpo le malizie e vergogne di Lisetta sopra il volto di lei scoprire, ed il desiderio suo condurre a fine. Avea Dioneo, quella mattina che egli l’inganno di Lisetta scoprì, ben notata la effigie di quella fante che lei accompaguata aveva; ma non sapendo il nome suo, nè dove ella si tornasse, andossene ad una povera femmina che molto in casa di Lisetta si riparava, e che vicina le stava, della quale egli molto in sapere de’ fatti di Lisetta si serviva; e datole alcuni pochi denari, strettamente la pregò che spiare volesse chi quella fante stata fosse che la vigilia del Corpo di Cristo, tornata Lisetta dalla Messa, con essa lei in barca era stata: ed inteso chi ella fosse, operasse in modo che egli le potesse parlare. La povera femmina il giorno medesimo trovò e parlò con Maddalena, (che così si chiamava quella sensale che Lisetta avea accompaguata): e pregatala e promessole