Pagina:Novelle cinesi tolte dal Lung-Tu-Kung-Ngan.djvu/39

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Che volli io dire affermando che la cognata, per morire, non seppe scegliere il suo momento? Quand’ella rimase vittima di colui che macchiò il suo onore, ciò che innanzi tutto importava, era di fare le più esplicite e precise rivelazioni; e non importava affrettarsi tanto a morire. Il padre di mia cognata, innanzi di presentar querela al tribunale, avrebbe dovuto saper fare le più accurate indagini per iscoprire chi fosse il violento e l’adultero, e non doveva alla cieca colpire un innocente.

Io sempre amai per la vita e rispettai mio fratello, che mi faceva da buon maestro. Verso mia cognata io mi sono sempre diportato come verso mia madre. Per verità noi non ci parlavamo: ma in tutte le occasioni di solennità e cerimonie domestiche, io non ho mai mancato di un punto alle regole della buona creanza, nè mai osato farle cenno che mostrasse non curanza o disprezzo. Come avrei potuto reggere solo all’idea di condurmi si turpemente verso di lei, da costringerla a darsi la morte? No; il vero autore di questo delitto è Yen il taosse.

Il padre di mia cognata, con imprudenza e con leggerezza pari a quella del vento e del vuoto, lanciò una falsa accusa che poteva essere la mia rovina, se col soccorso d’un’anima pietosa io non fossi giunto a scoprire tutto il mistero di questo lacrimevole avvenimento.

I fagiani14 esultino, perchè la luce della verità pose in chiaro l’altrui innocenza. La rete lanciata contro i pesci sia sospesa in alto, e l’oca selvatica15, messa nell’impossibilità di fuggire, con rassegnazione morrà in luogo dell’innocente.

Scritto in lacrime.»

Appena che Pao-kung ebbe esaminata la difesa che di sè stesso aveva fatta Ko-sin, mandò per Kuang-kuo che aveva mosso l’accusa, affinchè accusato e accusatore, l’uno dinanzi all’altro dicessero le loro ragioni.

Kuang-kuo incominciò: «Quando mio genero era ammalato, Ko-sin suo fratello mostrò desiderio di tramutarlo dalla came-