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Pagina:Nuovo discorso proemiale letto nell'Accademia di Filosofia Italica (Mamiani).djvu/11

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dei tempi ciò che è buono da serbare e da ristorare e quello che non perisce ma si trasforma, guarda nello scomposto ed immenso fascio delle giornaliere opinioni ed immaginazioni e raccoglie a poco a poco e scevera dal rimanente i concetti sani e fecondi, li ordina e li connette, li ammenda e li riforbisce e dà loro da ultimo il moto, l’organamento e la vita; poi ne presenta il bel tutto agli uomini e loro pronunzia con fede: ecco il vostro codice o popoli, e l’itinerario e il viatico del travaglioso e comune pellegrinaggio.

§ XII. [Necessità che appariscano.] Occulta è sempre, e ne’ nostri giorni ancor di vantaggio, la tela dei casi che ordisce e apparecchia il destino; pur nondimeno, se l’errore nè la fortuna debbono all’ultimo governare col cieco arbitrio loro e farsi guida alle cose umane, ma sibbene la verità e la ragione, non mi par presuntuoso il dire che mai quella passionata e infeconda disputazione di cui feci ritratto non avrà termine, nè il mondo civile sarà bene avviato inverso le sue perfezioni e felicità, insino a che quella schiera egregia di pensatori la quale abbiam salutata e delineata in nostro pensiero non divenga effettuale e vivente, [E dileguino le contraddizioni.] nè facciasi innanzi unita e ordinata e pongasi in mezzo ai due campi e lor comandi di cessare l’insano conflitto, come l’uom di Virgilio, autorevole di meriti e di pietà e il quale entrato in mezzo alla sedizione regit dictis animos et pectora mulcet. Nè per fermo alla gravezza eccessiva dei casi e alla crescente confusione degli spiriti e delle opinioni fa di mestieri che molto ancora s’indugi a mostrarsi quel glorioso drapello, desiderandosi da noi tutti che [E smentiscano le sentenze di Tacito.] giammai non s’avveri la paurosa sentenza di Tacito essere alle umane infermità naturalmente più tardi i rimedii che i mali, e gli Dei parere intenti non a curare la salute degli uomini, ma solo i castighi.

§. XIII. E su che altro fatto porremo buon fondamento di lieto avvenire, donde trarremo speranze ottime e auspicii sicuri di onorato riposo e di progredente prosperità pel genere umano? E sia pure che i giovani se ne diffidino e pensino con l’audacia de’ lor disegni e l’ardenza generosa