Pagina:Nuovo discorso proemiale letto nell'Accademia di Filosofia Italica (Mamiani).djvu/3

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§ I. [Massima dignità della Filosofia.] Non è contrario alla vostra modestia nè al basso concetto che aver volete di voi medesimi l’affermare, o accademici, che molto eminente ed anzi maggiore di tutte nell’ordine degli studi è la dignità dell’ufficio al quale la terza volta qui ritornate. [L’ufficio suo simile a quello da Platone attribuito ad Amore.] Parve a Platone di profferire la lode massima dell’Amore facendol chiamare per bocca della saggia Diotima un grande e celeste demone al quale spetta continuamente d’interpretare e accostare le cose umane agli Dei e le divine agli uomini. Ma che altro adempie o cura sollecitamente d’adempiere la filosofia salvo che d’innalzare i fatti fugaci, i naturali accidenti ed ogni minuto particolare alla eterna luce delle idee; e viceversa, attingere di continuo da quei profondi splendori alcun raggio sereno di verità che illustri le arti e le pratiche umane e le purghi d’errore e la fecondità ne moltiplichi? Cotale è l’ufficio nostro elettissimo; e a fine d’esercitarlo utilmente e con ispontanea congiunzione e concordia d’intellettuali forze, in quest’accademia ci congreghiamo. [La indifferenza del secolo non dee ritirarne i cultori.] Dalla quale poi, se viltà e pochezza d’animo non ci offende, non dee dilungarci nè la coscienza del nostro scarso e tenue sapere nè la superba indifferenza del secolo. Imitatori di Pittagora primo e antichissimo istitutore della filosofia italica, noi non presumiamo di difondere la sapienza, ma sì unicamente l’amore di lei; amore intenso e perpetuo che di necessità tramanda dal chiuso petto faville copiose, ciascuna delle quali (e ciò è nostra speranza) può essere in qualche gentile in-