Pagina:Occhi e nasi.djvu/148

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Laura scattò su da sedere, tutta impermalita, e coll’accento solenne e minaccioso di una Regina offesa, disse:

— Badiamo bene che questa sia la prima l’ultima confidenza che vi prendete con me; e ricordatevi, signore, che io non mi chiamo Emilia!... —

E Dio lo sa come questa scena sarebbe finita, se per fortuna non si fosse affacciato sulla porta quel buon diavolo di Demetrio, marito di Laura.


*


Era bella questa donna?

Laura non era bella, ma era carina. Le donne belle si possono descrivere: le donne carine, no. Bisogna conoscerle, o bisogna sapersele immaginare. Chi è che sappia ridire a parole quei lineamenti, non sempre corretti, ma simpatici, quelle sfumature piene di grazia, quei chiaroscuri delicati, quelle occhiate procaci e modeste, quel modo particolare di camminare, di ridere e di fare il musino adirato, quelle moine spontanee e naturali, quelle monellerie infantili, quei dispettucci che paiono carezze, e tutti quegli altri incantevoli nonnulla, che servono a formare questa elegante varietà della specie umana, conosciuta nella Storia Naturale col vezzeggiativo di «donna carina?».

La stessa fotografia è incapace a farne il ritratto vivo. Prendete, difatti, il ritratto in foto-