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Pagina:Occhi e nasi.djvu/41

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— Anderà benissimo. Così è, amico mio; fra qualche giorno noi saremo soci d’industria: e pensare che si poteva essere anche qualche cosa di più!

— Cioè?

— Anche parenti. Mah!

— La colpa non è stata mia.

— La colpa è stata di chi è stata. Ma tu lasciamelo dire, ti sei mostrato troppo ostinato, troppo inflessibile....

— Io, caro amico, son fatto così. Io son un uomo tutto d’un pezzo. Mi rompo ma non mi piego.

— Eppure con un po’ di buona volontà con un po’ di cedevolezza da una parte e dall’altra....

— Impossibile!

— Ma perchè?

— Federigo! Io non sono un ragazzo. Questi ritornelli, in amore, mi paiono scusabili appena a dodici anni! Un uomo serio si rompe, ma non si piega.

— Metti il caso che si trattasse di un equivoco.... di un puntiglio.... di un malinteso. Perchè allora non si dovrebbe trovare il modo d’intendersi e di ritornare come prima?

— Come prima? mai, mai e poi mai! Se io, per disgrazia, cadessi in questa debolezza, mi vergognerei di me stesso. Diventerei ridicolo agli occhi di tutti: mi parrebbe di essere il Don Fulgenzio degl’Innamorati di Goldoni: te lo ricordi?

— Gli uomini di carattere mi piacciono anche a me: ma, via, il troppo stroppia.