Pagina:Odi di Pindaro (Romagnoli) II.djvu/16

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ODE ISTMIA III-IV 13


immensurabili, attinsero d’ognuna la mèta; e in prodezza,
da Tebe movendo,
toccaron d’Alcide l’estreme colonne,


Epodo

di là dalle quali sospingere non puoi tua virtú.
Corsieri allevarono,
e piacquero al bronzëo Marte.
Poi, solo in un giorno, ben dura
procella di guerra vuotò la casa beata di quattro
suoi figli. Ma or, dissipata
la bruma del verno e la tènebra, di nuovo dà fiori, sí come
la terra purpuree rose.


III


Strofe

Grazia è dei Superi. E il Nume che scuote la terra, ed Onchèsto
abita, e il ponte del pelago, dinanzi a le mura corinzie,
questo mirabile canto largendo a sua stirpe, riscuote
su dal giaciglio l’antica lor fama d’egregi
fatti. Ella in sonno giaceva. Ma or, sua sembianza, ridesta
rifulge sí come
bellissima Vespero fra tutte le stelle.


Antistrofe

Essa, nei solchi d’Atene, dei cocchi annunziando il trionfo,
ed in Sicione, nei giuochi d’Adrasto, largí tali frondi,