Anche per Dante, in patria, presso il fonte
del suo battesmo, era la scure e il rogo.
139Egli guardava, alta la pura fronte.
Ecco: soave i cuor premeva il giogo
di libertà che più che vita, piace.
142L’uomo era giusto e nel natìo suo luogo.
In pro’ del mondo Italia ergea la face,
la non più serva! la non più partita!
145Ciò ch’era in cielo, era anche in terra: PACE.
Dante nel cielo cui la terra imita,
vedea ghirlande, croci, aquile, scale
148d’ascensïone facile infinita...
In alto alto, il gran seggio imperïale,
vuoto. — O tu coronato e mitriato
da te mi te, vuoto è rimasto il trono,
152e rimarrà. La tua parola è il fato.
E io che al fine sol di dire, Io sono,
seguii per l’erte e l’arte vie te duce,
155mi prendo il serto di che me corono,
di su l’altare ch’entro me riluce! —