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Pagina:Odi e inni.djvu/231

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note 205

MANLIO. O mio inno prediletto, possa tu trovar grazia presso il lettore italiano! Manlio morì a Bordighera il 13 gennaio del 1900.

IL RITORNO DI COLOMBO. Finita, col danno dei nostri fratelli spagnoli, la guerra di Cuba, le ceneri di Colombo furono riportate in Europa. Lo scopritore latino era espulso dalla sua grande isola.

AL RE UMBERTO. L’inno ebbe questo preambolo, nel Marzocco del 12 agosto 1900:

«Dedico quest’inno al partito dei giovani, cioè ai giovani senza partito, cioè ai giovani ancor liberi che vogliono conservare la libertà che è così cara che la vita non è più cara: la libertà dei palpiti del cuore! Sì che il loro cuore può battere per le otto ore di lavoro e per la spedizione in Cina, ed esecrare il domicilio coatto e abominare l’assassinio politico, e alzare il medesimo inno al muratore che cade dal palco e all’artigliere che spira abbracciato al suo cannone. Siate degni di Dante, o figli di Dante!»

Con quanto dolore ora si ripensa alla spedizione in Cina! Più grande di quello che si affigge sulla acerba infruttuosa morte di Antonio Fratti!

Giova ricordare che, alla morte del Re, non si avevano notizie del Duca degli Abruzzi.

AL DUCA DEGLI ABRUZZI E AI SUOI COMPAGNI. Per il pane di farro del terzultimo verso dell’inno intendo l’alma adorea che è in Orazio (IV. 4, 41): focaccia di farro che si usava nei sacrifizi trionfali. Per questo e per il seguente, indirizzato a quell’intrepido esploratore e marinaio che è il Com. Umberto Cagni, rimando al magnifico libro in cui il Duca e il Cagni raccontarono la loro spedizione. Gl’inni prece-