Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/340

Da Wikisource.

libro undecimo 325

E in quel ch’egli stendea dritto la destra,
Ver le nubi lanciava i rami il vento.745
     Sisifo altrove smisurato sasso
Tra l’una, e l’altra man portava, e doglia
Pungealo inenarrabile. Costui
La gran pietra alla cima alta d’un monte,
Urtando con le man, coi piè pontando,750
Spingea: ma giunto in sul ciglion non era,
Che risospinta da un poter supremo
Rotolavasi rapida pel chino
Sino alla valle la pesante massa.
Ei nuovamente di tutta sua forza755
Su la cacciava: dalle membra a gronde
Il sudore colavagli, e perenne
Dal capo gli salia di polve un nembo.
     D’Ercole mi s’offerse al fin la possa,
Anzi il fantasma: però ch’ei de’ Numi760
Giocondasi alla mensa, e cara sposa
Gli siede accanto la dal piè leggiadro
Ebe di Giove figlia, e di Giunone,
Che muta il passo coturnata d’oro.
Schiamazzavan gli spirti a lui d’intorno,765
Come volanti augei da subitana
Tema compresi; ed ei fosco, qual notte,
Con l’arco in mano, e con lo stral sul nervo,