Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/514

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libro decimosettimo 133

Trovar non brami in Itaca. Io mendico
Mai non conobbi più impudente e audace.545
T’offri a ciascun l’un dopo l’altro, e allarga
Ciascun per te la man senza consiglio:
Chè rotto cade ogni ritegno, dove
Regna la copia, e dell’altrui si dona.
     Poh! replicava il Laerziade, indietro550
Ritirandosi alquanto, alla sembianza
Poco l’animo adunque in te risponde.
Chi mai creder potria, che pur di sale
A supplicante tu daresti un grano
Dalla tua mensa, tu, che un frusto darmi555
Dall’altrui non sapesti, e così ricca?
     Montò Antinoo in più furia, e, torve in lui
Fissando le pupille, Ora io non penso,
Che uscirai quinci con le membra sane,
Poscia che all’onte ne venisti. Disse,560
E afferrò lo sgabello, ed avventollo,
E in sulla punta della destra spalla
Percosse il forestiero. Ulisse fermo
Stette, qual rupe, nè d’Antinoo il colpo
Smosselo: bensì tacito la testa565
Crollò, agitando la vendetta in core.
Indi sul limitar sedea di nuovo,
Deposto il zaino tutto pieno, e ai Proci