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aperta e la spontaneità d’osservazione d’un Tiepolo o di un Guardi, — allora si potè dire che ci eravamo liberati da ogni contagio d’oltr’alpe. E più della Francia in questa liberazione, se si considerano i nostri così detti romantici, dal Foscolo al Manzoni, la letteratura inglese ci aiutò meglio della letteratura francese.

Da allora l’arte e la letteratura tedesche non poterono più avere nessun influsso sull’arte e sulla letteratura nostra. Poeti, romanzieri e drammaturghi, francesi, inglesi, russi, scandinavi, influirono sui nostri scrittori più o meno profondamente. Tedeschi, nessuno, anche per la buona ragione che l’arte e la letteratura tedesca del secolo scorso, dalle altezze di Lessing, di Goethe, di Schiller, si ridusse a una statura che non è oggi il caso di misurare.


Il male tedesco nelle scuole italiane.



Ma finito, più per fiacchezza sua che per forza nostra, ogni influsso tedesco nelle lettere e nelle arti italiane, ecco dopo la nuova vittoria, dopo il 1870, l’invasione tedesca dilagare nelle nostre scuole. E il danno è stato mille volte più grave perchè il male straniero qui ha attaccato le radici stesse dell’intelligenza e del gusto.

Infatti il primo effetto della cultura tedesca e del metodo tedesco nelle scuole è stato di togliere alle lettere e alla scuola classica ogni possibilità d’informare tutta la cultura anche tecnica dello studente, ogni possibilità di creare l’uomo. L’erudizione e la scienza sono state sostituite all’umanità (era questo il nome delle stesse scuole italiane) e hanno ridotto tutto, la stessa storia politica, la stessa storia delle lettere e delle arti, a un cumulo di materiali ottimi spesso e solidi ma privi d’architettura