Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/251

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manifestarle, ovvero, manifestandole, non ci guadagni che una risata o un ceffone. Che io fossi un borghese, un liberale, magari un conservatore, questo a che e a chi giovava se m’era lecito soltanto di confidarlo qui sulla carta a te, caro lettore o cara lettrice che devi ancóra nascere? E poi, ad avere delle convinzioni politiche anche silenziose, si è in pochi. Molti le prendono o le lasciano secondo la moda; e sono i più sinceri. E, ripeto, per gli altri, per quelli che hanno la disgrazia o la fortuna di averne di ben nette e durevoli, l’importante è poterle manifestare. Quali opinioni si potevano in quel giorno manifestare? Ecco il punto. L’incertezza la si poteva misurare dalle persiane delle finestre: le più chiuse; alcune socchiuse; solo tre o quattro arditissime, col tricolore che schiaffeggiava l’aria. — Che è successo, dottore? Hanno rimurato la lapide? Ma ci resterà? Il sindaco dove è? Il capitano Tocci che fa? Mi sono dimenticato di dirvi che la piazza del Municipio è in salita; quaggiù il Palazzo comunale, a metà della piazza la fontana. Dopo la fontana, comincia la salita, per una cinquantina di metri, utilissima a chi parla dal balcone del Municipio perchè vi si raccoglie la folla come nei gradini d’un anfiteatro. Ora contro la casa che in cima sbarra la piazza in salita e la riduce a un vicolo angusto ed oscuro, c’è un rifugio pei più urgenti bisogni dei passanti: aperto rifugio: una lastra di marmo ravaccione con due ali di ferro arrugginito, una di qua, una di