Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/255

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al Municipio li gettò da tre passi di distanza nelle braccia d’una guardia comunale con l’aria di concludere: – Non valgono niente, – e poi si fregò una palma contro l’altra per liberarsi, non si capì bene se dalla polvere o dall’unto o dalle idee che cappello e pelliccia solevano contenere. Dopo la beffa, le finestre e le porte si aprirono più francamente come palchetti di teatro. La rappresentazione era ormai cominciata di sicuro; e si trattava d’una farsa. La difficoltà, davanti alle donne, di raccontare esattamente la posizione e il gesto del fantasma di Pascone lassù, aguzzava la curiosità. Ma come mai non c’eravamo súbito accorti che si trattava d’una burla, dato che di quella stagione e con quel sole Pascone non poteva ancóra portare la pelliccia? Così chi non aveva assistito alle vicende della mattina, ora si consolava accusando di poca perspicacia noi che ce le eravamo godute tutte, oppure aggiungendo particolari inediti, spesso più gustosi della verità. Il Corso è solo a cento metri dalla piazza del Municipio; ma chi abitava sul Corso assumeva già le funzioni della posterità al paragone di chi abitando sulla piazza aveva, presso a poco, partecipato all’azione. Nelle piccole città di provincia la pubblica opinione si forma più lentamente. Ci si conosce tutti di persona e ci si saluta tutti, e si può tutti stasera o domani aver bisogno l’uno dell’altro. Maldicenza quanta se ne vuole; ma la pubblica opinione per aver forza dev’essere più