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Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/288

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Mastiotti mi guardò: — E ne dubita? Lei che è dottore, ne dubita? Che c’è di più inflessibile delle leggi della natura? La natura è ordine. Provi contro le leggi borghesi a non pagar le tasse, e almeno a non pagarle tutte: ci riesce di certo. Ma provi a non respirare: la pena di morte è sicura. E non ci sono avvocati per salvarla. Il tempo passava, e Nestore voleva ripartire. Mi chiamò fuori con un pretesto: — Tu certo sei in ansia per l’oliveto Pópoli. Stai tranquillo: l’oliveto è tuo. — Mio? — Tuo. È un favore che ti chiedo, di metterlo a nome tuo. Se non vuoi, lo metterò a nome della mamma. — Ma come hai fatto a pagarlo? — È stato semplicissimo. Mastiotti ed io, coi danari di Mastiotti e d’altri amici suoi, abbiamo con una ventina di compromessi comprati molti oliveti a prezzi bassi dai proprietarii che avevano avuto il torto di spaventarsi dopo le requisizioni, gli scioperi e le elezioni. Ma adesso molti di loro si sono calmati e hanno chiesto di sciogliersi dal compromesso mediante un premio. Abbiamo acconsentito. Con la mia parte di questi premii tu comperi l’oliveto di Pópoli. È qui accanto, ci fa comodo, e Matteo lo coltiverà benissimo. — Nestore, fallo comprare a tua madre. — Hai torto: la mamma quando avrà di suo un oliveto come questo, la conosci, sarà intrattabile. — Lasciamici