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Pagina:Ojetti - Mio figlio ferroviere.djvu/291

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per affezionarmeli, diceva lui; per vedere, dieci giorni dopo, cinquecento azioni vendute a metà prezzo all’usuraio più lesto o più vicino, gli rispondevo io. Interessare, anzi cointeressare gli operai alle industrie? Sì, il giorno in cui interesseremo il vento, il sole e la pioggia ai rischi e ai profitti dell’agricoltura. È certo che senza sole, pioggia e vento non nasce un filo d’erba. Dunque.... — Creda a me, signor Tocci, bisogna rassegnarsi a non capire. I migliori soldati durante la guerra erano quelli che s’erano abituati a non capire. — Lo può far lei, perchè a lei i malati, voglio dire le materie prime, non costano niente. — Lei scherza. Ma forse questa rassegnazione a non capire e ad aspettare pazientemente quel che succederà domani m’è venuta proprio dall’abitudine della mia professione. Lo diceva Ippocrate, alcuni secoli fa: “Non sono io che guarisco il malato, è la natura”. S’era giunti davanti alla fabbrica. Fermai il cavallo. Il signor Tocci concluse: — Lei parla come il prefetto. Quando gli operai m’occuparono la fabbrica, io gli chiesi venti volte quali erano le intenzioni del Governo. Ed egli venti volte mi rispose: “Il Governo sta a vedere”. — Teoria d’Ippocrate. — Il male si è che l’hanno imparata anche i miei operai, e su otto ore di lavoro, per quattro ore stanno a vedere. — Il trionfo della vera medicina. —