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174 ODISSEA

coi miei compagni attorno; e un Dio forza grande c’infuse.
Quelli, afferrato il tronco d’ulivo aguzzato alla punta,
380lo conficcaron nell’occhio: su l’altro capo io premevo,
lo roteavo. Come sul trave, in cantiere, a forarlo
uno tien fisso il trapano, e gli altri di sotto, le cinghie
tirano dalle due bande, e il trapano corre pur sempre:
cosí, ficcato il trave nell’occhio al Ciclope, a mulino
385lo giravamo; e il sangue scorrea per il palo infocato.
il sopracciglio ed il ciglio rimasero arsi nel vampo,
la pupilla bruciò, sfrigolaron le radiche al fuoco.
Come allorquando un fabbro nell’acqua gelida immerge
una bipenne o una scure, per darle la tempera; e quella
390manda stridore grande; ché il ferro cosí si fa saldo:
cosí strideva l’occhio dintorno a quel palo. Ed un urlo
alto ei levò, tremendo: lo speco fu tutto un rimbombo.
Noi, sbigottiti, schizzammo lontano. Dall’occhio la trave
egli si estrasse, tutta di sangue inzuppata, e lontano
395via la scagliò da sé, brancolando; e con grida selvagge
gli altri Ciclopi chiamò, che aveano lí attorno dimora,
entro caverne, sopra le cime ventose dei monti.
Corsero, chi di qua, chi di là, tutti, udendo quegli urli;
e, stando attorno all’antro, gli chieser qual fosse il suo male:
400«Che gran malanno mai t’occorre, che a mezza la notte
tu c’interrompi il sonno, gridando cosí, Polifemo?
Forse qualche uomo ti ruba, per quanto t’opponga, le greggi?
Forse qualcuno t’uccide per frode, t’uccide per forza?»
     E rispondeva dall’antro cosí Polifemo gagliardo:
405«Per frode, e non per forza, Nessuno, o compagni, m’uccide!»
     E gli risposero quelli cosí, con veloci parole:
«E dunque, se nessuno ti fa violenza, codesto