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14 ODISSEA

320errai, sin che i Celesti me libero fêr dai malanni:
e fu quando tu prima fra il popol dei ricchi Feaci
ed alla loro città mi guidasti, facendomi cuore.
Ed or pel padre tuo ti supplico: ch’io non mi credo
d’essere giunto all’isola d’Itaca; e invece m’aggiro
325sopra qualche altra terra; e penso che tu per dileggio
mi dica queste cose, per trarre in inganno il mio cuore:
dimmi se veramente son giunto alla terra materna».
     E gli rispose cosí la Diva dagli occhi azzurrini:
«Sempre nel cuore tuo tu alberghi lo stesso pensiero.
330Pur tuttavia, fra le tue sciagure non posso lasciarti
perché fedele amico sei tu, perspicace, assennato.
Un altro uom che giungesse da lungi, sarebbe tutto ansia,
correr vorrebbe a vedere la casa i figliuoli e la sposa;
ma tu non brami invece sapere né chieder novella,
335prima che messa alla prova la sposa non abbia, se ancora
nella sua casa ella è qual’era, se a lei tra gli affanni,
sempre versando pianto, le notti si struggono e i giorni.
Ma io non mai perdei la fiducia: sapevo che avresti
tutti perduti i compagni, ma tu pur saresti tornato.
340E con Posídone, ch’è fratello a mio padre, non volli
venire in lotta: ed egli concetta nell’animo ha l’ira
contro di te, perché cieco rendesti il diletto suo figlio.
Ma via, d’Itaca i luoghi ti mostro, per farti convinto.
Ecco, la rada è questa di Fòrcino, il vecchio del mare:
345questo è l’ulivo tutto fronzuto, alla cima del porto:
presso all’ulivo è l’antro piacevol, colore dell’aria,
sacro a le Ninfe divine, cui Nàiadi chiaman le genti;
e la spelonca è questa, profonda, ove tu tante volte
scelte di bovi offerte solevi immolare alle Ninfe;