Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/152

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CAPITOLO SECONDO 121 Papironda» per ingolfarsi in una di quelle tragedie che fanno accapponare la pelle, greca, a stàbile scena, atti cinque, e personaggi (piatirò in arlìculo mortis. Xulladiineno, Alberto non ne potè ammazzare che due; affilava lo scanna- tojo pel terzo, (piando incontrò Leopardi. E Leopardi gli fé’ luittare il coturno nelle ciabatte. Giù allora canzoni che puzzavano il fràcido, giù sonetti sbattuti in chiaro di luna.... Quìndici giorni dopo. Leopardi non più ! il nostro poeta, inViltoretlialo e inFrugoniato da capo a piedi, sdrajàvasi arcadicamente in un paesaggio da parafoco, tra pastorelle alla Pompadour, agnellini dal nastro rosso, zefiretli soavi, ed altra roba minuta in dii, in ini ed in etti, cantando poesiuccie così gentili e verdi da méttere voglia di un’insalata indivia con chiappe >. E un dì, o piuttosto una sera, mentre giocava con nonna, don Romualdo, e una serva alla tómbola, lesse i seguenti due versi su di una cartella : u Poeta senza amore, giardino senza fiore Xe impensierì. Era egli poeta? Altro ! — e peni è la quaderna. Amava ? Xo — e fallì la cinquina. Dùnque, gli bisognava cercare. Cliè, nel capìtolo amore, non si potèvano porre le simpatìe da bimbo : una, ad esempio, per la maestra di àbaco e di abieì, che nonna, piantando casa in cillà, gli avea atlibbialo. Rina Racheli era sui trenta, nè bella ; faccia patita, tarmala, con due lagriniuccie perenni, da formammo di grana. Tuttavìa, come accarezzante nn n il suo sguardo ! e (piale naso.... dolce ! — 01- Iredichè, teneva sempre in saccoccia o nianus-