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vita di alberto pisani |
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Ebbene? che volea ciò dire? ch’essa avea molto
più sonno delle altre. Non si può forse tenere gli
occhi serrati anche di giorno?
E neanche il padrone di lei, almeno per vista, era
fuori del sòlito; un lanternone a barba biancastra,
come tanti altri. Tuttavìa la gente dicèvalo « il mago»;
tuttavìa le mamme, nel minacciarlo ai loro bambini
quando cattivi, sentivano, elle pure, spago. Ed io
v’accerto ch’egli, ben in contrario, avrebbe baciato
que* tosi che al suo apparire fuggivano! Un mago
poi, che, con l’abbondanza di spiritelli a* suoi cenni,
scarpeggia gobbo e doglioso con la salvietta accoccata a comperarsi egli stesso, ogni mattina, e la fetta
di mam,o e il cinque quattrini d* sale ed il pane;
è un mago, mi sembra, un po’ troppo domèstico.
Ma sì! va e persuadi la contrada San Rocco. A
lei era rimasto, fitto e saldato, il racconto di due
operai, i quali, ammessi nella misteriosa casetta por
aggiustare un camino che pativa di fumo, aveano
scorto sopra un gran tondo una testa mozzata, ancora con i capell’, con gli occhi invetriti, e con in
bocca.... una pipa. Tonio inoltre, il garzone, narrava con la voce in cantina, che lo strione, trattolo a un certo punto in disparte, avèagli offerto
una pila di doppi marenghi, jyurchè gli fosse andato
a strappare un braccio di una tal croce di legno
appesa ad una tal porta....
— Naturalmente — Tonio aggi’.mgeva — ho risposto di no. —
— Oca! — osservavano i preti — dovevi accettare, poi far dir tante messe. —
Di più; la contrada San Rocco avea veduto un
bel giorno fermarsi alla casa del « mago » un carretto
e uscirne caldaje, storte, lambicchi. La contrada ebbene i batistini; lei, che avea pure assistito, due mesi
prima, tranquilla, al trasporto di una batterìa dì roba
tal quale nel liquorista di contrai
— Li cerca Toro — pispiglia vasi il volge», mandali lo giù la saliva. Ma il volgo, secondo l’usanza
sbagliava: « il mago » non. era in traccia dell’oro,
quantùnque il fosse di cosa, al pari di quello, cùpida e paurosa a una volta.