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188 vita di alberto pisani

fichisecchita neU’appressarsi ad Alberto — lei jjadroncino, è proprio tutto suo padre !... l’occhio principalmente.... — E Alberto con allegria : — Dùnque — disse— mio babbo ne possedeva uno nero e l’altro celeste? Un bel casello, eh! — Atrio: pìccola jtorta — interruppe Paolino, che, avendo scello una chiave da un mazzo recato con sè, leggeva il maleròzzolo. — 0 dovè questa porla? — Ma le due donne stettero rinfrignilc ; dignitosamente in silenzio. — Dov’è 7 — ripetè liberto un po’ brusco. Le portinaie s’affrettarono allora a indicarla. E Paolino, mosso l’armadio che le avèano contro appoggialo, e dato giù un pajo di mani di chiavi e catenaccio e paletto, schiuse la via ad un atrio, a suolo di terra battuta, a tre comparti di volta, è chiaro per due mezze lune già a vetri. Era, sulla diritta a chi entrava dal piccolo uscio, chiuso e sbarrato il portone di strada, e, a fronte a fronte di esso, il cancello che conduceva all’ortaglia, chiuso e sbarrato anche lui ; ai lati del quale, di sotto le mezze-lune, due sedili ili pietra ed una lunga carriola. — Suo barba — fe’, a bassa voce, la magra — andava a pigliar// con quella.... — E li portava? — dimandò Alberto. — Là ! — ella rispose, additando a sinistra una porla. — Laboratorio a tirreno — lesse, scegliendo 1 o una chiave, Paolino. — Apro? — Apri. — Il servitore ubbidì. Una tanfata li accolse. E, come furono tolti gli scuri, \lberto si vide ili una stanzolta travata, a quattro finestre, due verso la via e due vèr l’orto, con un immenso camino a cappa sporgente nella parete di fac-