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vita di alberto pisani |
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fichisecchita neU’appressarsi ad Alberto — lei
jjadroncino, è proprio tutto suo padre !... l’occhio principalmente.... —
E Alberto con allegria :
— Dùnque — disse— mio babbo ne possedeva
uno nero e l’altro celeste? Un bel casello, eh!
— Atrio: pìccola jtorta — interruppe Paolino,
che, avendo scello una chiave da un mazzo
recato con sè, leggeva il maleròzzolo. — 0 dovè
questa porla? —
Ma le due donne stettero rinfrignilc ; dignitosamente in silenzio.
— Dov’è 7 — ripetè liberto un po’ brusco.
Le portinaie s’affrettarono allora a indicarla.
E Paolino, mosso l’armadio che le avèano contro appoggialo, e dato giù un pajo di mani di
chiavi e catenaccio e paletto, schiuse la via ad
un atrio, a suolo di terra battuta, a tre comparti
di volta, è chiaro per due mezze lune già a
vetri. Era, sulla diritta a chi entrava dal piccolo uscio, chiuso e sbarrato il portone di strada,
e, a fronte a fronte di esso, il cancello che conduceva all’ortaglia, chiuso e sbarrato anche lui ;
ai lati del quale, di sotto le mezze-lune, due
sedili ili pietra ed una lunga carriola.
— Suo barba — fe’, a bassa voce, la magra — andava a pigliar// con quella....
— E li portava? — dimandò Alberto.
— Là ! — ella rispose, additando a sinistra
una porla.
— Laboratorio a tirreno — lesse, scegliendo
1 o
una chiave, Paolino. — Apro?
— Apri. —
Il servitore ubbidì. Una tanfata li accolse.
E, come furono tolti gli scuri, \lberto si vide
ili una stanzolta travata, a quattro finestre, due
verso la via e due vèr l’orto, con un immenso
camino a cappa sporgente nella parete di fac-