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254 vita di alberto pisani

— dimandandosi il clic, Alberlo, attraverso per il largo il bastione, verso l’erboso rialto che il marginava all’opposto, sul (piale non si vedeva passare che a lunghi intervalli una guardia, imbraccialo lo schioppo, pronta a impedire, con un delitto vero, uno legale. Ivi Alberto siede. Kragli sol lo uno spiano, in cui due doppie file di làmpade a gas segnavano i bordi a due strade, che, dipartitesi ad lina barriera e fallo in salita un mezzo-ovale ciascuna, andavano a riunirsi innanzi a un lungo edificio, bianco, dalle lelloje di ferro e di vetro, dal (piale sorgeva, con un chiaror nebuloso, un immenso ballilo, un ronzio, un contìnuo sìbilo. E tosto, Alberto fu còllo da un desiderio smanioso di salire un vagone e di còr- rere córrere, finche ci fosse una via. Ma la vòlta del cielo, calma e serena, il quietò. Due stelle si smoccolarono e sparvero ; due ìn quell’ammasso di case ilielro di lui, a soffocare d’amore. In questa — voci briàche, chiocchi di frusta, ed un rumore di ruote. Passava una carrozzata di gente ; forse, al pari di Alberto, infelice, ma allegra. E perchè non felice ì ci ha. di parerne, un sol modo ?... Tulli òran felici.... tutti — all’infuori di lui. Quasi a risposta, udissi un grido straziante, e un fragore. Tscìa dalla stazione un treno, lasciando dietro di sè una striscia di fuoco. Alberto aggricciò. No, non era egli solo, infelice. Ce n’erano altri, e ben più. Inquantoehè. quel convoglio trasportava già forse una sposa novella, freschissima, col marchese Andalò suo padrone; orrìbile accoppiamento di un vivo a un cadàvere ; supplizio degno della fantasìa di un Cajo. Sempre la medésima storia ! il ricco