Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/337

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304 GOCCIE D'INCHIOSTRO Sì ! di un il tempaccio, nero come il fumo dell’olio, in cui diluviava e tiravano certe folate di vento che, contòrtesi fra gli àlberi del cortile, gittàvansi sull’alberghetto di legno, lo facevano scricchiolare, ne sbattevano convulsamente le mal raccomandate imposte, poi, inabissandosi nelle gole de’ camini e morendo con uno straziante, lunghissimo gemito, a un tratto scoprivano il triste fracassio dell' aqua grondaja che cadeva e spicciava tra i sassi. Al che, se voi aggiungete un freddo che metteva addosso i grìccioli e costringeva a mòrdersi, pel bubbolare, la lingua, più il lume bizzarro di due candele (vi avverto, suonavan le 5) che sembrava si fossero passata parola di far rinnegare pazienza alla loro smoccolatrice, e un inù- tile scampanellamento e l’irreperibilità di alcuni oggetti favoriti, voi, cari amici, troverete anche, non una, cento scuse, alla sùbita irritazione che cagionò la lite, tanto più riflettendo che forse voi stessi (senza nemmeno ricorrere al furore improvviso di Alfieri contro il suo servo Elìa per un capello tirato) in simili circostanze rampognaste acerbamente un domèstico perchè le scarpe nuove non vi calzàvano bene, o foste a due dita dallo strozzarvi con quella stessa cravatta della quale non vi riusciva il cappio. II. Ma ora, faceva un tempo bellissimo. Non c'era quindi, diàmine ! più alcuna ragione che l’ombra di scomparse nubi oscurasse la fronte de nostri due gióvani sposi. Un più splendente, un più azzurro cielo, da un pezzo non allegrava la montagna. L'aria, la-