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Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/340

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Valichi di montagna 807 innùmeri pispigli di fronde e mormorii di zampilli, canterellava, non era turbata da dissonanza alcuna : il rombo istesso, sordo, continuo, di una gran colonna di aqua che dirocciava lontan lontano, alla calma; alla solitùdine della pineta, aggiungeva una misteriosa velatura. Solo, di tempo in tempo, udìvasi lo scoppiettìo di àride cortecce o il pìccolo soffocato rumore di un ramoscello che cadeva sull'erba, od anche, come si rasentava un cespuglio, a un tratto il cin- guettìo di chiacchierine augellette e il frullo di qualche grosso pennuto che, battendosela a traverso il fogliame, nel mentre voi ne scorgevate sul terreno illuminato dal sole la fug- gente ombra, pioveva sul vostro capo una gocciala di lìquidi diamanti.

Eppure, nel mezzo di tutto questo paesaggio

abbigliato a festa, che empiva, faceva traboccar l'ànimo di amore e sembrava non desiderasse colle sue verzure e col suo lìmpido cielo, altro che di disporsi a scena intorno a due belle figure, le mani intrecciate, fiso il guardo nel guardo, il conte e la contessa Rinucci serbà- vano sempre il loro inamidato contegno, la loro cera di cattivo umore. Anzi ; al primo entrare nella foresta si èrano distaccati l’uno dall'al- Ira e, poco dopo, vedèvansi, ella, costeggiare la pendice del monte, tirandosi dietro di svoglia il suo bastoncino dell’Alpi che, immerso nel torrentello cui affluivano col cessar dell’er- boso i lùcidi canaletti, e, rimorchiato contro corrente, tentennava nella gorgogliante aqua, egli, dall’opposta banda, camminare sull’orlo della strada, colle mani a tergo, l’una nell'altra e, buttando coi piedi i ciòttoli in cui dava, giù pe’ scaglioni.... fra gli abeti, che, alcuna fiata percossi, gli rispondevano. Nulla di meno io so (e ve lo dico a bassa