Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/31

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Parte prima, libro I 27

     Soffron che un’altra donna entri in lor vece
     Nei domestici studj, e a loro usurpi,
     Così dicono infatti, il cor d’un figlio.
     Ma indulgente la donna esser pur deve
     405Più che l’uomo non sia, nè dir parola
     Che renda ingrato un utile consiglio:
     Poi che rampogna immeritata, amara
     Punge così dei giovani la mente.
     Che spesso ad operar ciò che non lice
     410E che mai non farían, tratti a ragione
     Da un buon consiglio, sempre più li aizza.
     Agevole a trattar, più che non credi,
     È un giovin cor, sol che mostrar tu sappi
     Di secondarlo con benigna cura,
     415Quand’ei prima d’amor sente la forza,
     Consigliarlo con arte, insinuargli
     Ciò che torni a suo prò, fargli con saggi
     Detti avvisar che il proprio danno ordisce.
     Ma se tu con irosa alma lo affronti,
     420E come abietto e reo schiavo il garrisci.
     Si rivolta ad un punto, e tuo malgrado.
     Pur che dei suoi destini arbitro appaia,
     Quand’anco il veda, al precipizio corre.
     Generoso, oltre a ciò, ma intempestivo
     425È il cor dei giovinetti, e il men che guardi
     È al dì futuro, a cui l’uom fatto intende.