Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/44

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40 Il Giobbe

     Nascono al cenno tuo da selce viva,
     740Quante son le tribù, dodici fonti;
     Piove manna vital provvido il cielo,
     E tra nuvoli e lampi Iddio disceso
     Là sul mistico Sina, alte alleanze
     E nuova legge al popol suo concede.
745Così narrando protrae an la sera.
     Ma di più lunga attesa impaziente
     Sorse Zare tra’ primi, e poi che preso
     Da’ parenti e dagli altri ebbe i commiati,
     Tolta per man la sua vaga fanciulla
     750Al profumato padiglion l’addusse,
     Ove la madre li seguia con occhi
     Di geloso dolor. Quivi tremante
     Al talamo l’assunse, e con soave
     Desiderata violenza e lunghi
     755Baci e sospiri il primo fior ne colse.
Queste le nozze fùr del primonato
     Figlio del giusto, che mutando i giorni
     Fra l’opere e l’amor (poi ch’ozioso,
     Ben che nuoti fra gli agi, amor languisce)
     760Qual modesto ruscel ch’educa i fiori.
     Placidamente discorrea la vita.
Ma simile a ruscel Chèdar non era.
     Che d’anni a tutti a ni un di cor cedea
     Tra’ figliuoli di Giobbe. Eran suoi giochi