Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/49

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Parte prima, libro I 45

     860Della beltà balzar non temo all’armi.
     E proruppe, all’immane arco incoccando
     Un aligero stral. Mischiansi i prodi
     Con selvatiche strida, e al vespertino
     Baglior sembran fantasmi; urli e suon d’armi
     865Echeggiano le valli erme, e contrita
     Rauca geme tra fiere ugne la morte.
     Alfin vennero a fronte i due rivali,
     E avvisaronsi a un tratto, ancor che lunghe
     Fosser già l’ombre intorno: amor con dolce
     870Raggio facea dell’un chiaro lo sguardo,
     Porgea lume coi verdi occhi a quell’altro
     Il dispetto. Vibrò Colèiba il primo
     La grave asta e con tale impeto ed ira
     Che trabocco. Gli si disserra sopra
     875Com’acre astòre il cavalier nemico,
     Ma quel già sorto in piè, con fronte altera
     Corregli incontro, e fulmina la lancia
     Furioso ululando. Il colpo schiva
     Con salto obliquo il buon Giobbide, avventa
     880La ferrata zagaglia, e dove al tronco
     S’innesta il collo, e un gemino sentiero
     Quinci all’aria dischiude e quindi al cibo,
     Là il nemico feri. Cadde il superbo
     Con feroce singulto, e gorgogliando
     885Gli escía lo spirto e in un di Zilpa il nome.