Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/150

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142 intorno la vita e le opere di luciano.

difesa. Se leggi il Prometeo di Eschilo, quella sublimità di concetti, quella solenne e sobria melodia di arte ti fa spiacere il Prometeo di Luciano. Ma se consideri che Luciano non volle fare una poesìa, ma una satira religiosa, troverai che egli non poteva appigliarsi ad altro per cavarne il ridicolo, e che assai abilmente, e secondo retore, ha trattato il soggetto, ed ha raggiunto il suo scopo di mostrare sciocco il senno supremo del mondo. E la satira è più amara perchè fatta con una specie di apparente moderazione. Insomma Eschilo ti vuol fare ammirare Prometeo, Luciano ti vuol fare disprezzar Giove, atterrare questo grand’idolo della fantasia antica: l’uno innalza un grande intelletto al di sopra di tutti gl’iddii; l’altro piglia il massimo degl’iddii e te lo abbassa al di sotto del senso comune degli uomini.

LXXX. Il Giove confutato contiene un concetto profondo, il gran problema della prescienza divina e della liberta umana, che tutte le religioni cercano di sciogliere. Un Cinico fa a Giove certe semplici dimando, e lo imbroglia, lo fa cadere in contraddizione, lo deride. Se le Parche prestabiliscono ogni cosa, e nessuno può mutare i loro destinati, a che si fanno preghiere e sacrifizi agli Dei, i quali non possono nulla, e sono soggetti alle Parche come gli uomini, anzi più degli uomini, perchè questi servono per il breve tempo della vita, ed essi sono eterni servitori e ministri di quelle? Se tutto è prestabilito ed ordinato, i vaticinii sono inutili bugiardi, la provvidenza degli Dei non esiste, e l’uomo non deve avere nè colpa nè merito delle sue azioni, che non sono volontarie ma predestinate. Giove che si sente nei lacci, si dimena per uscirne, e non sa, e ricorre infine alle minacce, ed il Cinico lo sfida: Fulmina pure, percuotimi se è destinato che io debba essere percosso dal fulmine; io non te ne vorrò male, perchè so che