Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/199

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nigrino. 191

che io non ti riferirò tutto con quell’ordine e in quel modo che egli diceva; che ciò mi sarebbe impossibile. Nè gli attribuirò parole mie, per non parer simile a quegli altri istrioni, che spesso si mettono la maschera di Agamennone, di Creonte, di Ercole, vesti sfoggiate d’oro, hanno una guardatura terribile, aprono tanto di bocca, e cacciano una vociolina di femmina più sottile di quella di Ecuba o di Polissena. Perchè dunque non sia ripreso anch’io che mi metto una maschera più grande del capo, e disonoro la veste che prendo, a faccia scoperta voglio ragionare con te; e così, se cado, non istorpio l’eroe che rappresento.

L’Amico. Oh, costui oggi non la finirà con tante filastrocche di scena e di tragedia.

Luciano. Ora finisco, e torno a bomba. Ei cominciò il discorso da una lode alla Grecia, specialmente agli Ateniesi, perchè, educati nella filosofia e nella parsimonia, guardano di mal occhio quel cittadino o forestiere che si sforza d’introdurre il lusso tra loro: anzi se vi capita qualcuno cosiffatto, a poco a poco te lo correggono, lo ammaestrano, lo riducono a vivere alla semplice. E ricordava uno di questi ricconi, che venuto in Atene con grande sfarzo, lungo codazzo di servi, tante vesti ed oro, si pensava di fare gran colpo in tutti gli Ateniesi, ed esser riguardato come felicissimo. Ma il pover uomo fece pietà; e presero a medicarlo di quella boria, ma senza asprezza, senza vietargli apertamente di vivere come voleva, in una libera città. Quando nei ginnasii e nei bagni egli era molesto pei tanti servi che urtavano ed impacciavano la gente, taluno sottovoce, fingendo di non voler essere inteso, come se non l’avesse con lui, gittava un motto: Teme che non l’uccidano mentre si lava. Oh, da tanto tempo sta in pace il bagno: che bisogna un esercito? Quegli udiva il motto, e si correggeva. Le vesti sfoggiate, e la porpora gliele fecero smettere, dando un po’ di baia cittadinesca a quei fiori che vi aveva dipinti di tanti colori: Oh! ecco già primavera! Donde vien questo pavone? Certo è la veste della mamma. E con cotali altre piacevolezze lo motteggiavano per le moltissime anella che portava, per la coltura della zazzera, per la rilassatezza del vivere: per modo che tosto egli si fu moderato, e se ne partì