Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/326

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318 dialoghi dei morti.


Mausolo. Dunque tutto questo non mi giova; e meriterà eguale onore Mausolo e Diogene?

Diogene. Eguale no, o prode, no. Perchè Mausolo piangerà ricordandosi dei beni della terra nei quali si credeva felice; e Diogene si riderà di lui. Egli dirà che in Alicarnasso gli fu innalzato un sepolcro da Artemisia sua moglie e sorella; e Diogene non sa se il corpo suo ha avuto una sepoltura, nè se ne briga, ma lasciò fama di sè tra i buoni, e la vita che egli visse da uomo è più sublime del monumento tuo, o vilissimo de’ Carii, e fondata sovra fondamenta più salde.


25.

Nireo, Tersite e Menippo.


Nireo. Ecco qui, Menippo deciderà chi di noi due è più ben fatto. Di’, o Menippo, non ti paio più bello io?

Menippo. Chi siete voi? Pensomi che prima debbo saperlo.

Nireo. Nireo, e Tersite.

Menippo. Ma chi è Nireo, e chi è Tersite? chè io non vi distinguo.

Tersite. Questo solo mi basta, ch’io sono simile a te, e non ci è tra noi quella gran differenza che dice quel cieco di Omero, il quale ti lodò come il più bello fra tutti; ed io col capo aguzzo e pelato non son paruto differente da te al giudice. Rimiraci ora, o Menippo, e di’ chi tra noi due è più bello.

Nireo. Io sono; io figliuol d’Aglaia e di Caropo,

Ero il più bel che venne sotto Troia.

Menippo. Ma non venisti il più bello sotto terra, pensomi. L’ossame l’avete simile, e d’una cosa il cranio tuo si distingue da quel di Tersite, che il tuo è molle e fragile, e non punto di uomo.

Nireo. Dimanda Omero, e saprai chi ero io allora che combattevo fra i Greci.