Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/150

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142 il diredato.

mento, e poi a poco a poco mena alla pazzia. Le donne poi molte cause le colpiscono, e facilmente le portano a questa infermità: un grande odio contro qualcuno, un’invidia contro un nemico fortunato, un dolore, una collera, una di queste passioni cova lungamente in loro, cresce, e la pazzia scoppia. Così, padre, è avvenuto alla tua donna, che forse avrà avuto qualche fresco dispiacere. Ella non voleva male a nessuno, ma ella è ammalata, e di tal male che nessun medico può risanarla; e se altri ti promette di sì, se altri la risana, allora odiami pune che t’ho offeso. E non ho difficoltà di dirli, o padre, un’altra cosa, che, se anche costei non fosse disperata, ma desse qualche speranza di salvarsi, io non piglierei facilmente a medicarla, non mi attenterei così subito a darle un farmaco: temerei una cattiva riuscita, e la infamia grande che me ne verrebbe. Non vedi come è generale opinione che tutte le madrigne, benchè buone, hanno in odio i figliastri, e che questa è come una femminile pazzia che tutte hanno? Forse qualcuno, se la malattia andasse al peggio, e i rimedi! fossero inefficaci, sospetterebbe malignità ed insidia nella cura.

La donna tua, o padre, è in questi termini: ed io dopo matura osservazione ti dico, che ella non istarà mai meglio, anche bevendo diecimila medicamenti: e però non si può tentar nulla, se pur non vuoi assolutamente che io abbia e scacco ed infamia. Lascia che io sia invidiato dai miei rivali nell’arte. Se tu mi direderai un’altra volta, io, benchè abbandonato da tutti, non te ne vorrò alcun male. Ma se, che Dio non voglia, la malattia ti ritorna, che dovrò fare? Oh, sappi che io ti curerò anche allora, non abbandonerò mai quel posto che natura assegnò ai figliuoli, non mai mi dimenticherò del sangue mio. E se poi racquisterai il senno, e mi raccetterai un’altra volta, ti dovrò credere io? Vedi? Facendo così tu richiami la malattia, e la risusciti. Son pochi giorni che ti se’ ristabilito di sì fiero male, ed ora fai questi sforzi, questi gridi, e, quel che è peggio, ti adiri tanto, e torni ad odiarmi, e ad invocare le leggi. Ahimè, padre mio, così cominciò la tua prima pazzia.