Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/276

Da Wikisource.
268 sopra le immagini.

tanto grandi quanto l’elogio che tu stessa hai fatto di te, mostrandoti così timorata degli Dei. Questa virtù è maggiore di quasi tutte le altre che ho dette di te; e tu dèi perdonarmi se io non te ne ho dipinta l’immagine, sfuggitami per ignoranza, e che avrei dovuto dipingere innanzi a tutte le altre. Onde per questa parte non mi pare di aver trasmodato nelle lodi, ma di aver detto assai meno del tuo merito. Vedi infatti che gran cosa ho tralasciata, e quanto ella importa a dimostrare la bontà dei costumi e la rettitudine dell’animo, che i più rispettosi con gli Dei sono i migliori verso gli uomini. Onde se pur bisognasse correggere lo scritto, e ritoccare il ritratto, io non ardirei togliervi niente, ma si aggiungervi questo come capo e cima di tutta l’opera. Per un’altra cagione ancora io ti so grado assai: perchè avendo io lodata la moderazione dell’animo tuo, è che l’altezza in cui sei non ti fa superbire nè gonfiare, tu riprendendo questa parte dello scritto, confermasti la verità della lode. Il non pigliarsi queste lodi, ma vergognarsi, e dire che le son troppe per te, è indizia di animo modesto e civile. Ma di quanto tu sei più schiva d’essere lodata, di tanto più degna ti mostri di maggiori lodi. Questo il caso del detto di Diogene, il quale dimandato: come uno può divenir glorioso? rispose: se disprezza la gloria. E se uno dimandasse a me: chi sono i più degni di lode? risponderei: quelli che lìpn vogliono essere lodati. Ma questo forse non c’entra, e mi dilunga dalla quistione. Il punto sul quale io debbo difendermi è, che io figurando le tue forme, ti ho paragonata alla Venere di Cnido, a quella degli Orti, a Giunone, a Minerva. Questo t’è paruto eccessivo e smisurato: e di questo appunto io parlerò. Antico è il detto che non danno malleveria nè poeti nè pittori; molto meno i lodatori, credo io, ancorchè tengano un linguaggio basso e pedestre come il nostro, e non si innalzino su i versi. Perchè la lode è cosa libera; nessuna legge ne assegna la grandezza o la brevità; ella non mira ad altro che a fare ammirare ed imitare il lodato. Ma io non voglio seguitar questa via, acciocchè tu non creda che io, per non aver che dire, m’appigli alle funi del cielo. E dico che tu devi sapere come noi tra gli altri luoghi di questi discorsi laudativi abbiamo che il lodatore deve usare d’immagini e di