Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/423

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Chè avendo essa dentro le sue mura uno spazio vuoto, e perciò senza custodia, quella più larga ed inutile ampiezza restrinse, serrando le mura quanto bastava agli usi necessarii; e la ridusse in tale condizione, che omai diventò una delle più forti città. Di più fece ad essa altro benefizio. V’ha in mezzo della città una sorgente perenne di acqua dolce, la quale ivi forma un largo stagno, utilissimo alla città nel caso che nemici l’assediassero; ma nulla necessario in tempo di pace, introducendovisi acqua da di fuori in gran copia. Ma col processo del tempo, avendo gli abitanti goduto di lunghissima pace, nè stati mai nel caso di sentir bisogno di aver l’acqua sicura, aveano trascurata quella sorgente e quello stagno, essendo così fatti gli uomini, che nella felicità non pensano alle disgrazie che possono sopraggiungere. Quello stagno adunque si era lasciato empiere d’immondizie; ed ivi erano soliti a nuotare, a lavare panni, e qualunque altra cosa, e a gittarvi eziandio ogni sporchezza.

Nella regione dell’Eufrate erano ancora altri castelli, come Zeugma, e Neocesarea, borghi di puro nome, cinti di muraglie che più a catapecchie potevano appartenere, che a luoghi di qualche importanza: sicchè lo stato di essi dava a’ nemici tutto il comodo di superarli impunemente; e tanta n’era inoltre l’angustia, che non potevano contenere presidio, nè dar luogo a chi avesse dovuto difenderli. Giustiniano Augusto cinse Zeugma e Neocesarea di vere mura, dando a queste la debita grossezza ed altezza, e con ogni conveniente opera fortificandole. Onde giustamente ora si chiamano città, e dai tentativi de’ nemici sono sicure.