Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/156

Da Wikisource.
136 GUERRE PERSIANE

col mentito proposito di viaggiare nell’oriente, e va alla sua villa del sobborgo, dove pronto arrivò tra la notte Giovanni. Se non che l’imperatore avvertito dalla consorte delle prave intenzioni di lui, fece comando all’eunuco Narsete ed a Marcello prefetto delle guardie palatine di procedere con sufficiente scorta alla Rufiniana per osservare quanto v’accadrebbe, e di uccidere il traditore ov’egli tentasse di perturbare la tranquillità dell’imperio. Questi pervenuti colà ed acquattatisi dietro una fratta presso al luogo della conferenza, per avere agio di prestarvi attento orecchio, udendo Giovanni audacemente promettere il suo efficacissimo aiuto a Belisario e ad Antonina nella rivolta contro Giustiniano, e confermare eziandio la data fede con esecrabili giuramenti, balzan d’improvviso fuori, e di leggieri avrebbongli impedito la fuga, se allo strepito non fossero accorse le guardie sue appostate in vicini sentieri a difenderlo, una delle quali ferì ben anche di spada Marcello senza ravvisarlo; così ebbe quegli la opportunità di camparsela e tornare in Bizanzio.

IV. Che se qui giunto avesse egli di subito e con animo franco implorato la bontà dell’imperatore non sarebbe, a mio credere, soggiaciuto a gastigo alcuno; riparatosi per lo contrario in una chiesa, fornì a Teodora largo campo di vie meglio perderlo. Spogliato adunque della sua magistratura fu esiliato in certo borgo di Cizico nomato Artace1, ove cangiato

  1. Città che altre volte annoveravasi tra le più ragguardevoli dell’Asia per grandezza, buon governo e bellezza. Era situata