Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/195

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LIBRO SECONDO 173

Cosroe, e prostesoglisi ai piedi implorava non più che la vita degli assediati. Il persiano mosso da pietà e vinto dalle preghiere promisegli con giuramento che tutti i rinchiusi nel forte n’andrebbero salvi; e così avvenne, riparando ciascuno de’ Berei ov’estimò di suo maggior profitto, ma pochi guerrieri tennero lor dietro, essendosi gli altri, sdegnati coll’imperatore in causa dei ritardati stipendj, uniti al nemico per quindi venire con esso nella Persia.


CAPO VIII.

Insolenza degli Antiocheni. — Assedio della città. — Confusione degli assediati. — I Persiani, scalate le mura, s’impadroniscono di Antiochia. — Vigorosa difesa della gioventù là entro. — Discorso del sabergane a Cosroe; memorabile esempio di castità.

I. Cosroe fatto consapevole da Megas che gli Antiocheni ostinatamente ricusavano di sborsare il convenuto danaro, mosse con tutto l’esercito ad assediarli; divulgatasi tal nuova quanti rimaneanvi ancor dentro, essendone gia molti partiti con il buono e il meglio loro, disponevansi ad uscirne allorchè Teotiste e Molaze comandanti le truppe del Libano, arrivativi con sei mila guerrieri, si opposero all’inopportuna determinazione. Venuto in questa l’esercito persiano ed attendatosi presso del fiume Oronte, il re mandò Paolo dicendo agli assediati che ricevendone mille nummi d’argento (e sarebbesi forse appagato di minor somma)