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178 GUERRE PERSIANE

CAPO IX.

Parlamento di Cosroe all’imperiale ambasceria. — Naturale del re. — Giudizio di Procopio intorno alla fortuna. Saccheggio ed incendio di Antiochia.

I. Cosroe al presentarsi dei romani ambasciadori aringolli di tal guisa: «Non opino affatto contrario alla verità l’antico proverbio che Iddio non concede mai agli uomini beni puri, ma sì mescolati con mali, che sempre il rider nostro abbia a compagno il pianto, la prosperità seco traggansi qualche disgrazia, il piacere non vada separato dalla tristezza, mai ne avvenga in fine di godere una felicità perfetta. Così, favellando su le nostre presenti bisogne, egli è vero che ottenuta per lui, come voi stessi vedete, la vittoria, proviamo sommo contento nel rimirarci padroni dopo molte fatiche di questa celebratissima Antiochia, io però al guardare la moltitudine degli estinti ed i miei trofei bagnati del sangue loro non so abbandonarmi ad una completa letizia. E di sì gran male altri non è in colpa che i soli malaugurati Antiocheni, i quali inetti a sostenere l’assedio ebbero poscia cotanta arroganza di attaccare un esercito vittorioso, ed entrato a viva forza nelle mura loro. Per siffatto avvenimento non v’ha meco illustre Persiano che acceso di sdegno non domandassemi la morte di quanti incontraronvi la schiavitù; ma io non ritenendo onorata cosa l’inasprire contro i vinti